martedì 27 febbraio 2024

DARIAN L'EMIRO

LA LOCANDA SUL PORTO

   Quella notte non dormivo, ero ansioso, ripercorsi mentalmente i miei ricordi, mi venne in mente un episodio che mi è capitò al ritorno dalla città di Jad verso la mia oasi.


  Avevo pagato un passaggio su una nave, diretta all'isola di Landa, non che fosse chi sa cosa, da lontano sembrava una nave fantasma, e l'equipaggio formato da marinai di fortuna, le navi migliori le avevano prenotate tutti gli Ubar delle grandi città che si affacciano sul fiume Wosk, la mia cabina era vicina a quella del comandante, di solito occupata dal suo secondo ufficiale di coperta, piccola e maleodorante, ma dovevo fare buon viso a cattivo gioco, non avevo altra scelta, navi dirette al Sud in quel periodo dell'anno erano poche, tutte risalivano il fiume o attraversavano il mar di Thassa verso il Nord nel Torvaldsland per il commercio di pellicce.



   Ad un tratto delle grida sulla nave attirarono la mia attenzione, un mercante accompagnato dalla sua schiava, scivolo sulla viscida passerella, cadendo in mare battendo la testa alla murata, prontamente soccorso da alcuni marinai che incoscienti del pericolo si tuffarono, c'era il rischio di essere azzannati da Urt, (grossi ratti di Gor) tirarono fuori dall’acqua il mercante ma ormai era privo di vita, lo stesero su una coperta vicino ad una grossa cesta, mentre la sua schiava terrorizzata e piangente si disperava, la portarono in coperta fu rifocillata con un po d'acqua gli diedero un vestito asciutto e il Comandante della nave mi chiamo per decidere il da farsi.

   Dissi al capitano che se avessimo chiamato le guardie del porto, sicuramente avrebbero bloccato la partenza per chi sa quanto tempo , quindi conveniva salpare le ancore al più presto possibile da quel porto, avremmo sepolto il mercante in mare secondo le leggi della marineria, spartiti i suoi averi tra i marinai, la schiava la prendevo in consegna fino alla mia Oasi.
   Cosi fu, il Comandante un tipo sveglio capi al volo e ordino la partenza, mentre la schiava fu portata nella mia cabina e sistemata in un angolo su un giaciglio fatto con pezzi di vecchie vele, la nave mise la prua a Sud, rotta la mia Oasi, ma avremmo fatto scalo al porto di Brundisum per scaricare delle merci per la città di Ar, e caricato merce proveniente da Port Kar, era prassi che le navi facessero di questi scali per che le due città in guerra tra loro, ma in segreto facevano i commerci usando il porto franco di Brundisum.


   Nel porto franco rimanemmo solo un giorno e saremmo ripartiti la mattina successiva, quindi il tardo pomeriggio quando furono ultimati i lavori in coperta, presi la schiava con me e scendemmo sulla terraferma. la ragazza ancora frastornata e piangente per la perdita del suo padrone, sicuramente era più di un padrone per lei, la portai alla gestrice del Kennel (dormitorio delle schiave di città) per  farla calmare cosi fu, lasciata la schiava che in un momento di lucidità mi disse di chiamarsi Aarre, raggiunsi il comandante nei pressi della taverna che a quell'ora della sera era gremita di commercianti e marinai di passaggio, la padrona della taverna un donnone alto e grosso ci porto in una stanza dietro la cucina in attesa che si liberasse un tavolo.
Mentre ero seduto da solo, il comandante era fuori che discuteva con altri marinai, notai seduta in un angolo una libera bellissima, anche se aveva il velo si intuiva dai suoi capelli colore del sole e dai suoi occhi profondi come il mare azzurro la vidi piangere, mi avvicinai e chiesi il motivo di quel pianto sommesso, lei disse che stava scappando per che non aveva confermato il suo accordo matrimoniale alla scadenza dell'anno. (in Gor le donne libere sposate devo confermare l'unione ogni anno bebendo boccale di vino con il compagno davanti ad un fuoco), io mi presentai come il Reggente dell'Oasi delle sette palme, e che ritornavo a casa, non appena  seppe della mia casta. mi supplico di prenderla con lei e portarla alla mia Oasi, gli dissi di si, mi disse che avrebbe pagato il viaggio da sola, aveva delle piastre d'argento frutto del suo lavoro come profumiera nella sua città, ma giusto in quel momento arrivarono alcune persone vocianti avvicinandosi a lei, seppi  essere padre, madre e figlio, quest'ultimo marito della libera che lui chiamava Azula, con voce tremolante il marito ubriaco che a malapena si reggeva sulla gambe, la supplicava di tornare, lei disse che mai sarebbe tornato con lui alcolizzato, che passava le giornate bighellonando per le strade, e molte notti nella taverna con le schiave rubando dalla cassa della profumeria.
 Non appena capii la situazione chiamai le guardie in servizio al porto e ordinai di scortare la donna nella mia cabina sulla nave e di cacciare quella gente sporca e puzzolente dalla taverna. cosi fu entrai nella taverna chiamato dalla padrona e dopo aver mangiato passai dall'Inn per prelevare la schiava Aarre e portarla con me, ma lei appena fuori scappo via per le strade del porto, ed arrivata ad un pontile vuoto in un batter d'occhio si lancio in mare affogando in quella putrida e puzzolente acqua.


   Questo fatto mi lascio alquanto turbato, non che la vita di una schiava fosse importante, mi ero fatto scivolare di mano la situazione, non avevo capito in pieno il dramma di quella ragazza, poi passati i primo minuti di tristezza tornai alla realtà raggiungendo la libera nella mia cabina, che intanto si era cambiata di abito era splendente senza velo, veramente molto bella, certamente il resto del viaggio sarebbe stato alquanto piacevole

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