IL MARINAIO D'ACQUA DOLCE
ODISSEA-MONTE IMPERATORE
<Francesco penso lo abbiamo superato>-dissi a mio figlio, mentre mi scarrozzava su quella strada impervia, che dalla S.S. 100 porta a Noci-(BA).
Quella che cercavamo era una casa di cura e riabilitazione. l'avevo si sentita parlare, ma mai ci avevo fatto, caso nonostante le migliaia di volte che avevo percorso quel tratto di strada,sia per lavoro sia per raggiungere i boschi della zona,dove la Domenica andavamo in cerca di funghi.
Avevo sempre pensato fosse una specie di Convento dove portavano gli anziani,come un cimitero degli elefanti,in effetti ce li portano ma per tutt'altro motivo.
<Non credo proprio>
Rispose mio figlio con il suo modo secco e duro da ingegnere,intanto mi guardavo intorno,cercando qualcosa di familiare in quelle campagne che tante volte avevo distrattamente ammirato.
D'un tratto alla nostra sinistra sulla cima di una collinetta la struttura come un astronave si stagliava nel cielo,le sue vetrate riflettevano i raggi del sole, che quella mattina d'estate illuminavano il cielo,le facciate bianche con grandi finestre,niente a che vedere con le tetre e sporche mura di un Convento come me l'ero immaginato.in effetti un convento c'è ma e a qualche chilometro di distanza dove i Monaci vigilano sulla Madonna della fonte,o del pozzo credo, prendemmo il vialetto che ci portò alla parte anteriore della clinica ,che somigliava più ad un albergo cinque stelle che altro.
Io quella mattina ero stato dimesso da''ospedale ''Miulli,, di Acquaviva delle fonti, mi avevano operato il martedì,di cinque giorni prima dopo tante visite e preparativi, protesi all'anca, l'operazione molto impegnativa durata in totale sei ore, lo avevo fatto da vigile,cioè con anestesia lombare, guardando nello specchio con le lampade sotto il soffitto.tutte le varie operazioni che i dottori svolgevano in una routine per loro normale, una cosa alquanto bizzarra, il rumore della sega che tagliava ossa, e l'immissione della protesi nell'osso a colpi di martello,dentro di me chiedevo a Dio di tornare indietro, ma non era più possibile, ed ora dolorante e con le lacrime agli occhi mi avviavo per il percorso di riabilitazione.che sarebbe stato lungo è duro.
Fummo accolti da personale sorridente allegra e molto professionale. mia moglie volle venire in camera per aiutarmi nella sistemazione , la vestirono di tutto punto cuffia camice mascherina e copri capelli rigorosamente verde, per effetto ''Covid19'', ma giusto il tempo necessario.poi via l'avrei rivista 40 giorni dopo, alla mia dimissione.
Il primo impatto fu di una moltitudine di persone che andavano e venivano nella mia stanza,una dottoressa con una sua giovane assistente mi fece tutte le visite possibili e domande a non finire,poi finalmente quando tutto fu calmo, mi portarono il primo pasto se vogliamo non affatto male ma con i dolori e la mancanza di movimenti non potei apprezzare più di tanto,nei giorni a venire avrei avuto modo di constatare che tutto era fresco e genuino anche se il cuoco sicuramente pugliese-cinese,per che utilizzava le verdure con naturalezza come se le trovasse nell'orto.
Quello che mi impressiono, fu la tempistica con la quale i fisioterapisti mi portarono nella grande palestra, con grandi vetrate su un lato, e molti lettini, tutti rigorosamente imbottiti,con pelle verde, non appena
sceso con la mia carrozzina spinta da una dolcissima infermiera, un operatore giovane e bravo mi fece alzare e mettere i primi passi, anche se con tanto dolore ero felice avrei camminato ancora.
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