LA NOTTE-mal di mare
Racconti d'estate
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LA PORTAVECCHIA DI SERA |
Mio padre, era un tipo alto e magro, sempre al lavoro, andava via la mattina presto e tornava la sera tardi, stanco morto e pieno di polvere di farina o di concimi,lui lavorava in una società che si chiamava Carovana, sul tipo di cooperativa di lavoro attuale, questa società che aveva la sede in via Roma, mandava in giro gli operai ,chi alla Stazione chi al Porto, chi ai traslochi, ma aveva delle persone fisse come mio padre, all'inizio lavorava al grande magazzino di ingrosso alimentare, di don Minguccio Mirizio, detto ''a rocc'' la roccia ,un uomo tutto d'un pezzo con grandi baffoni, che comandava i suoi tre figli nel grande magazzino, in via Milazzo, nei locali a pianterreno del palazzo dei Raimondi,certo ricorderete la grande cantante FRANCA RAIMONDI che vinse il festival di San Remo,ebbene i locali ad angolo li aveva Mirizio, mentre al centro dell'isolato dove ora c'è un Dottore, prima c'era CARRIERI marito della sorella di Franca, lui prima faceva lattoniere,cioè stagnino ,o come dicono a monopoli. '' u calerel '' colui che costruiva le grande pentole del camino in rame, poi incomincio a vendere materiale vario per fabbri, muratori, stagnini,.ora il figlio e diventato grande imprenditore-bravo Dario.
Il tempo passava e lui fu trasferito prima al magazzino all'ingrosso del signor '' OSTUNI '' in via s.Francesco d'assisi, angolo via Umberto, ma ci rimase poco, poi lo trasferirono ancora, questa volta al Consorzio Agrario Provinciale, in via Castellana, ora diventata via A.Pesce. era un posto grandissimo sempre pieno di trattori, camion, e di contadini che compravano di tutto dalle sementi ai pulcini, Mio padre da ex contadino, insieme ad un altro suo collega che si chiamava Francesco, costruirono un grande pollaio, dove iniziarono ad allevare galline. quando andavo a trovarlo, mi affascinavano quelle gabbie con migliaia di pulcini, nel grande capannone, mentre alle sue galline spesso mi mandava a ritirare le uova,che poi la mamma vendeva, ma era in società con Francesco, cosi penso bene di costruirsi un pollaio sul nostro terrazzo in via Ginnasio, lui rubava i pulcini dalle grandi gabbie, li nascondeva nei suoi lunghi mutandoni e li portava a casa, prima li tenevamo nelle scatole delle scarpe, con la lampadina accesa, o con la bottiglia di acqua calda, per riscaldarli, poi svezzati li portavamo nel pollaio al terrazzo. Mia madre ogni mattina ci portava a quel pollaio per prendere le uova, li vendeva alla gente della strada, quando una gallina non faceva più uova per che vecchia, io l'aiutavo ad ucciderla e la mangiavamo, le ali, il collo, la testa e fusi, ci faceva il brodo il Sabato,mentre il resto faceva il ragù la Domenica
Il direttore del Consorzio era Don Michele, abitava nel nel grande palazzo di via Umberto angolo Piazza V.Emanuele.erano Signori all'epoca e voleva bene al babbo, e spesso gli diceva prendi quello che ti serve, anche sui pulcini, penso chiudesse un occhio, tanto tra migliaia ogni giorno morivano a centinaia, e uno in più uno in meno non faceva differenza.spesso la sera quando uscivo dalla bottega di Franceschino il fabbro su via Umberto, tiravo su fino al Consorzio e aspettavo che lui finisse il suo lavoro e mi portava sulla canna della sua bicicletta BIANCHI fino a casa, ma solo i primi tempi, poi quando arrivai verso i tredici anni, mi vergognavo di andare sulla sua bicicletta, cosi mettendo da parte qualche soldo mi comprai una bicicletta usata, che pezzo dopo pezzo misi in ordine, era come avere una FERRARI,,,,,,,,,,
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