giovedì 11 febbraio 2021

      DARIAN TRAVEL'S

 

25..La vita scorre lenta


      Ripartimmo dall'isola dopo aver sbarcatola schiava con una lancia, dissi al comandante della nave di far rotta per l'Oasi delle sette palme, dove i miei sudditi, la mia compagna Marga e la mia schiava Shaina mi aspettavano, io come Ulisse navigavo in lungo e in largo per il mar Tasser, non era molto lontana l'isola se il vento era favorevole saremmo arrivati nel giro di due settimane, ormai anche i marinai erano stanchi di girovagare per mesi e mesi da un porto all'altro, anche se accumulavano piccole fortune, ma loro come me avevano qualcuno che li aspettava all'oasi.

    Non c'era gran che da fare sulla nave, passavo il tempo a studiare le mappe che mi ero disegnato apportando modifiche dove erano necessarie, la mia attenzione un giorno cadde su una vecchia mappa che mi ero disegnato da ragazzo quando ero assistente al notaio mio padre che si chiamava Corbuticus, lui passava il suo tempo all'ultimo piano della Torre degli scrivani, non scendeva quasi mai  aveva la responsabilità di tre città, la registrazione di schiavi, di commercianti e navi che arrivavano al porto di Città di Roccia, una piccola cittadina sulla costa, dove le navi scaricavano le loro merci e gli schiavisti i loro schiavi, spesso li prelevavano da un grande porto sul fiume ai confini del grande nord che si chiamava porto del Grande Carro, quel porto era il crocevia di molte navi provenienti da tutto il pianeta e specialmente  schiavi prelevati  sul pianeta Terra ,un posto non lontano dietro il sole, ricordo lui con affetto anche con tristezza,  dopo l'attacco e la distruzione della Città di korita da parte delle selvagge che vivevano nei villaggi della grande foresta sotto le montagne del sud, uccisero mio padre e mia madre, insieme a tanti altri cittadini, io per fortuna con mio fratello Orlando ero al porto per catalogare della merce in arrivo e riuscimmo a scappare, io con una nave  lui con un altra, seppi aveva risalito tutto il grande fiume fermandosi in una città vicino alla foce che si chiamava Olmos, io invece ancora troppo giovane ma già esperto contabile sapevo leggere e scrivere e fare di conto,


navigavo su quella puzzolente nave scricchiolante, piena di topi e di gentaglia prelevata a forza nei porti per formare l'equipaggio, lavoravo in cucina  e aiutavo il capitano a decifrare le mappe e tenere di conto per le paghe dei marinai e per la vendite della della merce, insomma sgobbavo notte e giorno per pagarmi quel viaggio verso una destinazione sconosciuta per me, un porto piuttosto isolato ma che serviva le tribù nomadi del deserto.

    Arrivammo una mattina di nebbia, in quella putrida e puzzolente città, con capanne mezze diroccate, una piccola piazza dove i mercanti vendevano la loro merce, i nomadi nei loro abiti tradizionali stazionavano vicino  ai banditori, scesi sul molo con il Comandante e una sua guardia del corpo, quel posto sapeva di ladri e assassini, e ci incamminammo verso il piccolo palazzo del Reggente della città, anche quella casa era nera e sporca annerita dal fumo e dal tempo, ma in compenso il Reggente  ci accolse con grande amicizia come se ci conoscesse da anni, parlarono quasi sempre loro di viaggi, di città lontane, di battaglie, il reggente era un vecchio guerriero ormai ritiratosi alla vita tranquilla di quella città, alla fine parlarono anche di me, nel frattempo arrivo la compagna con la sua schiava al seguito, una donna bellissima,alta con i capelli come il sole e gli occhi color mare, si chiamava Chiara, per educazione la chiamavo signora Chiara, si commosse alla storia della morte dei miei genitori e la perdita della nostra casa e città, alla fine mi disse che potevo rimanere con loro per tutto il tempo che volevo, e per rendermi utile avrei aiutato il Reggente che si chiamava Mingus nel lavoro d'ufficio, io accettai di buon grado, anche se ancora giovane, mi ero già innamorato di quella donna, anche lei dimostrava un certo interesse nei miei confronti, andammo avanti cosi fin che un bel giorno il Reggente compro una schiava di colore al mercato, portandola al palazzo e la destinò alla sua stanza privata spostando la compagna in un altra camera dall'altro lato del palazzo, ci fu un putiferio incredibile, la signora Chiara combatteva per i suoi privilegi e per i suoi diritti, alla fine il Reggente la caccio di casa, mentre la schiava della signora che si chiamava Betty la mando nella  fattoria a lavorare i campi, io stetti molto male ero innamorato di quella donna e odiavo quel vecchio burbero ignorante guerriero.


     Un giorno non ricordo come ma la sua schiava una bella ragazza con la pelle color cioccolata si interesso a me, mi veniva a cercare nei momenti in cui il padrone era lontano, io non sapevo niente dell'amore e del sesso, avevo quasi diciotto anni ma conoscevo solo il sesso delle schiave nelle taverne, il Reggente si accorse dell'interesse della ragazza verso di me, anche se lui ormai già avanti con l'età non credo la soddisfacesse in pieno, mi chiamo una mattina nella sua stanza privata, la prese un po da lontano  ma alla fine mi disse che non potevo più stare in quella casa, io ero stupito non riuscivo a capire, ancora una volta perdevo la casa e l'affetto familiare, lui vide il mio volto triste e mi disse che una nave mi avrebbe portato in una città dove c'era una grande università, li avrei studiato da Notaio e da Magistrato, e lui avrebbe pagato tutti gli anni di studio necessari, quella notte piansi a lungo, avevo perso l'amicizia della signora e ora anche quella del compagno.

  All'università ci arrivai dopo qualche settimana, avevo deciso di diventare un grande uomo di legge un grande Avvocato e poi Magistrato. inizio cosi la mia vita da studente ........continua 

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