LA NOTTE
IL MARINAIO..da bambino 7 vita a MONOPOLI
Mio Padre ,parlo con il maestro Franceschino, il fabbro che aveva la bottega in via Umberto . lui lavorava alla Carovana nelle vicinanze, in via Roma....(per fortuna,se lavorava vicino al cimitero mi faceva imparare da becchino)
Avevo finito gli esami alle elementari dalle suore,ricordo bene suor Enrica,mi regalo tante matite e fogli per disegnare, io ero bravo nel disegno,insieme a Giulio, lei ci chiamava alla lavagna, a disegnare,quando venivano gli Ispettori governativi, oppure gli ospiti a visitare la classe. Giulio anche lui bravo come me,la differenza era la distanza sociale, lui figlio di un Ingegnere, io figlio di un ex contadino, anche lui sfortunato,in quel periodo perse il giovane Padre.
Inizio cosi il mio approccio al lavoro. Se da un lato ero contento di poter vivere con i ragazzi grandi dell'officina, dall'altro odiavo quel lavoro sporco, fatto di sacrifici, per che ai più grandi gli facevo anche da servo, facevo servizi di ogni genere, all'epoca era la prassi nelle botteghe,si andava ad imparare il mestiere, cosi dicevano a casa, ma tutto si imparava, eccetto il mestiere.nessuno ti imparava niente solo mani rotte, occhi che bruciavano, e pensiero per i compiti a scuola, non avevo tempo materiale per farli,e i miei genitori mi picchiavano se prendevo brutti voti,per loro era normale andare a scuola e prendere buoni voti senza avere il tempo di studiare.
I primi tempi sulle ali dell'entusiasmo tutto filava liscio, ero contento, la Domenica al contrario di tante altre botteghe, non si lavorava, si andava all'officina solo per ritirare la paga della settimana, non prima di essere andati a messa, naturalmente i ragazzi rimanevano fino all'una a volte le due a disposizione del Maestro, per fargli servizi di ogni genere sia alla casa,che alla Madre, lei abitava al piano di sopra dell'officina. insieme alla figlia Giuseppina,con i due figli,maschio e femmina avevano negozio di elettricità e portavano bombole del gas a domicilio. e giornali, poi c'era il fratello salvatore con problemi di Polio, e quando veniva l'altro fratello Missionario in Africa, anche lui stava con la mamma. Sulla destra della nostra officina il fratello del maestro Paolino, aveva una falegnameria,
riparava e costruiva carri in legno, li chiamavano ''Traini'', ma quando le macchine e i camion presero il loro posto, lui si ingegno,e vendeva il legno e tavole ai falegnami, abitava al primo piano sopra l'officina,di fianco alla madre, ma dalla parte sinistra, aveva il portoncino separato, a destra verso la fontana che dava sul torrente Ferraricchio,abitava un altro fratello del maestro, a piano terra, aveva veranda che dava nel nostro seminterrato, si chiamava Giacomo aveva due figli, un maschio e una femmina, anche lui fabbro, la bottega l'aveva in piazza s.Antonio, costruiva sedie in ferro, a quei tempi andavano di moda, si chiamavano ''conchiglie'' ed erano intrecciate con la plastica colorata, in seguito anche noi iniziammo la produzione, ed io ero bravo a intrecciare la plastica,ne facevamo tante, ma tante, conchiglie, sdraio. tavolini
Intanto inizio la scuola, mi iscrissi all'Avviamento commerciale, una scuola specifica per diventare Ragionieri,(secondo me era la più economica,per che i libri passavano da fratello in fratello) si studiava molto ,sei ore al giorno anche il
sabato,ed ogni giorno si usciva alle due di pomeriggio, dopo mangiato neanche il tempo di prendere fiato, di corsa all'officina abbastanza lontana da casa, a piedi inverno ed estate, altrimenti erano botte e rimproveri dai miei, loro come scusa per il mio sfruttamento, dicevano che mi mandavano a bottega per non farmi oziare in strada, ma in quel modo mi condannarono ai lavori forzati a vita, intanto a fine settimana aspettavano con ansia i miei soldi, anche se pochi, ma sufficienti per andare avanti e sopravvivere, in quel periodo mio padre non stava più bene, spesso era a letto, malato di bronco-polmonite presa in guerra.
In officina oltre al Maestro c'erano diversi giovani, sui venti anni,ricordo Nicolino,Placide,Vincenzo,Pinuccio e qualche ragazzo,Nino camicia fresca,Peppino pinziroddo, Donato.ed Io. Oltre alle sedie in ferro avevamo la produzione di reti metalliche per letti, ed io spesso aiutavo Vincenzo, di qualche anno più grande, poi emigro al nord.
Tra un lavoro e l'altro passava il tempo ormai avevo tredici anni, quasi quattordici, diventavo grande ,anche per gli impegni di casa facevo le veci di mio padre spesso malato, tra Dottore, farmacia, uffici, sindacati, e servizi vari, insomma tutto.
Mia Madre anche lei aveva problemi di salute, tra Diabete e artrosi, le mani le si bloccavano, non era difficile che la sera quando tornavo dal lavoro, mi occupavo anche della casa, dei miei due fratelli, uno era piccolo e lo coccolavano, l'altro più grande di me, ma con problemi di salute, cosi dicevano, si divertiva la vita andando in giro con la chitarra, poi sarebbe partito per nord europa in un orchestra da Nigth Club, e mai contribui alle necessità della famiglia.
Nel sotterraneo dell'officina dove si affacciava la veranda di Giacomo fratello del Maestro, la figlia Maria spesso usciva per i lavori di casa, o accudire le galline che avevano nelle gabbie(una puzza infernale) a volte mi mandava per qualche commissione, spesso a prendere Acetone in farmacia, per le unghie. qualche volta la venivano a trovare le figlie tutte bionde, dì un altro fratello del maestro che si chiamava Nino, lui aveva cinque figlie, una aveva la mia età, si chiamava anche lei Maria, era bella come il sole, alta bionda sembrava la Madonna, quando la vedevo su quella veranda mi si scioglieva il cuore, per la mia timidezza non conoscevo l'amore ne le ragazze, era una cosa nuova per me,guardare quell'angelo cosi bello e cosi lontano, non dormivo la notte la sognavo, ogni scusa era buona per scendere nel sotterraneo e guardare la veranda,con la speranza di vederla.
Maria che abitava sulla veranda ,si accorse del mio turbamento per la cugina, gli dissi che mi piaceva moltissimo, in quel periodo avevamo richiesta di molte sedie ed io ero sempre giù ad intrecciare, mi ero fatto la postazione di fronte alla veranda, cosi potevo vedere se arrivava.
Un pomeriggio ero solo ad intrecciare la plastica colorata, e venne, la cugina me la porto giù, ero cosi emozionato che il viso mi si incendio, non riuscivo a parlare, eppure con Maria spesso parlavo, ma con quell'Angelo ero bloccato, me la presentò, mi disse che aveva quasi quattordici anni come me e che frequentava le medie, ed anche lei si chiamava Maria come la Nonna,piano piano mi sciolsi un poco, ero felicissimo,avevo lo stomaco sottosopra,avevo scoperto l'amore vero, non quello che mi avevano insegnato in Chiesa, parlavano dell'amore per il prossimo, ma questo ti bloccava lo stomaco, mi faceva girare la testa, mi rendeva euforico,insomma ora sapevo, quello che succedeva tra una ragazza ed un ragazzo, anche se come contatto fisico c'era stata solo una stretta di mano seppur prolungata,Poi non l'avrei più rivista, i genitori erano poco avezzi ad avere un genero povero, pian pianola dimenticai.
La mia vita cambiò, Iniziai a guardare le ragazze con occhi diversi, con interesse ora guardavo il loro seno e il loro corpo,spesso all'officina qualcuno portava riviste con donne in costume da bagno, noi ragazzi passavamo il tempo ad ammirare quelle modelle.
Paolino l'altro fratello del maestro, anche lui aveva una figlia che si chiamava Maria, non era male, ma troppo seria non salutava, non dava confidenza a nessuno, era chiusa, la guardavo si ma non vedevo nessun interesse da parte sua.
Un altra ragazza, venne ad abitare vicino a casa mia, tornavano dal Canada, il padre di nome Ciccio, rilevo la salumeria della madre Francesca,la fece diventare la migliore della zona, la figlia,si chiamava anche lei Maria,(era destino che nella mia vita mi innamoravo di tutte le donne con nome Maria,poi sposai una Maria) dicevo la figlia di Ciccio era bella come un
angelo,splendente come il sole, non aveva ancora seno, ma era alta, bionda e magra, la guardavo spesso con occhi languidi, passavo sotto la sua finestra, un amore platonico di un quattordicenne, fatto sguardi da innamorato, di fronte a casa mia abitava una ragazza di nome Almina, ma non riuscivo a vedere in lei quello che vedevo negli angeli biondi, eppure lei penso che ci stava
Il tempo passava tra improbabili amori, e interesse per la musica, un altra biondina si affacciò nella mia vita, una farfalla che svolazzava nelle sue minigonne tra cento amici, ed io come al solito mi gettai a capofitto, mi innamorai ..........era il mio destino avere amori platonici senza contatti fisici, ancora non conoscevo l'amore fisico, anche se prossimo ai miei sedici anni.
Avevo fatto il libretto di navigazione e sognavo di imbarcarmi sulle navi. un amico mi presentò alla sua compagnia di navigazione .........
IL MARINAIO..da bambino 7 vita a MONOPOLI
Mio Padre ,parlo con il maestro Franceschino, il fabbro che aveva la bottega in via Umberto . lui lavorava alla Carovana nelle vicinanze, in via Roma....(per fortuna,se lavorava vicino al cimitero mi faceva imparare da becchino)
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| MONOPOLI UNIQUE |
Avevo finito gli esami alle elementari dalle suore,ricordo bene suor Enrica,mi regalo tante matite e fogli per disegnare, io ero bravo nel disegno,insieme a Giulio, lei ci chiamava alla lavagna, a disegnare,quando venivano gli Ispettori governativi, oppure gli ospiti a visitare la classe. Giulio anche lui bravo come me,la differenza era la distanza sociale, lui figlio di un Ingegnere, io figlio di un ex contadino, anche lui sfortunato,in quel periodo perse il giovane Padre.
Inizio cosi il mio approccio al lavoro. Se da un lato ero contento di poter vivere con i ragazzi grandi dell'officina, dall'altro odiavo quel lavoro sporco, fatto di sacrifici, per che ai più grandi gli facevo anche da servo, facevo servizi di ogni genere, all'epoca era la prassi nelle botteghe,si andava ad imparare il mestiere, cosi dicevano a casa, ma tutto si imparava, eccetto il mestiere.nessuno ti imparava niente solo mani rotte, occhi che bruciavano, e pensiero per i compiti a scuola, non avevo tempo materiale per farli,e i miei genitori mi picchiavano se prendevo brutti voti,per loro era normale andare a scuola e prendere buoni voti senza avere il tempo di studiare.
I primi tempi sulle ali dell'entusiasmo tutto filava liscio, ero contento, la Domenica al contrario di tante altre botteghe, non si lavorava, si andava all'officina solo per ritirare la paga della settimana, non prima di essere andati a messa, naturalmente i ragazzi rimanevano fino all'una a volte le due a disposizione del Maestro, per fargli servizi di ogni genere sia alla casa,che alla Madre, lei abitava al piano di sopra dell'officina. insieme alla figlia Giuseppina,con i due figli,maschio e femmina avevano negozio di elettricità e portavano bombole del gas a domicilio. e giornali, poi c'era il fratello salvatore con problemi di Polio, e quando veniva l'altro fratello Missionario in Africa, anche lui stava con la mamma. Sulla destra della nostra officina il fratello del maestro Paolino, aveva una falegnameria,
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| CARRO DETTO '' TRAINO'' |
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| I MIEI 16 ANNI |
In officina oltre al Maestro c'erano diversi giovani, sui venti anni,ricordo Nicolino,Placide,Vincenzo,Pinuccio e qualche ragazzo,Nino camicia fresca,Peppino pinziroddo, Donato.ed Io. Oltre alle sedie in ferro avevamo la produzione di reti metalliche per letti, ed io spesso aiutavo Vincenzo, di qualche anno più grande, poi emigro al nord.
Tra un lavoro e l'altro passava il tempo ormai avevo tredici anni, quasi quattordici, diventavo grande ,anche per gli impegni di casa facevo le veci di mio padre spesso malato, tra Dottore, farmacia, uffici, sindacati, e servizi vari, insomma tutto.
Mia Madre anche lei aveva problemi di salute, tra Diabete e artrosi, le mani le si bloccavano, non era difficile che la sera quando tornavo dal lavoro, mi occupavo anche della casa, dei miei due fratelli, uno era piccolo e lo coccolavano, l'altro più grande di me, ma con problemi di salute, cosi dicevano, si divertiva la vita andando in giro con la chitarra, poi sarebbe partito per nord europa in un orchestra da Nigth Club, e mai contribui alle necessità della famiglia.
Nel sotterraneo dell'officina dove si affacciava la veranda di Giacomo fratello del Maestro, la figlia Maria spesso usciva per i lavori di casa, o accudire le galline che avevano nelle gabbie(una puzza infernale) a volte mi mandava per qualche commissione, spesso a prendere Acetone in farmacia, per le unghie. qualche volta la venivano a trovare le figlie tutte bionde, dì un altro fratello del maestro che si chiamava Nino, lui aveva cinque figlie, una aveva la mia età, si chiamava anche lei Maria, era bella come il sole, alta bionda sembrava la Madonna, quando la vedevo su quella veranda mi si scioglieva il cuore, per la mia timidezza non conoscevo l'amore ne le ragazze, era una cosa nuova per me,guardare quell'angelo cosi bello e cosi lontano, non dormivo la notte la sognavo, ogni scusa era buona per scendere nel sotterraneo e guardare la veranda,con la speranza di vederla.
Maria che abitava sulla veranda ,si accorse del mio turbamento per la cugina, gli dissi che mi piaceva moltissimo, in quel periodo avevamo richiesta di molte sedie ed io ero sempre giù ad intrecciare, mi ero fatto la postazione di fronte alla veranda, cosi potevo vedere se arrivava.
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| LA MIA CASA CON LA PERSIANA VERDE |
La mia vita cambiò, Iniziai a guardare le ragazze con occhi diversi, con interesse ora guardavo il loro seno e il loro corpo,spesso all'officina qualcuno portava riviste con donne in costume da bagno, noi ragazzi passavamo il tempo ad ammirare quelle modelle.
Paolino l'altro fratello del maestro, anche lui aveva una figlia che si chiamava Maria, non era male, ma troppo seria non salutava, non dava confidenza a nessuno, era chiusa, la guardavo si ma non vedevo nessun interesse da parte sua.
Un altra ragazza, venne ad abitare vicino a casa mia, tornavano dal Canada, il padre di nome Ciccio, rilevo la salumeria della madre Francesca,la fece diventare la migliore della zona, la figlia,si chiamava anche lei Maria,(era destino che nella mia vita mi innamoravo di tutte le donne con nome Maria,poi sposai una Maria) dicevo la figlia di Ciccio era bella come un
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| UN ANGELO BIONDO |
Il tempo passava tra improbabili amori, e interesse per la musica, un altra biondina si affacciò nella mia vita, una farfalla che svolazzava nelle sue minigonne tra cento amici, ed io come al solito mi gettai a capofitto, mi innamorai ..........era il mio destino avere amori platonici senza contatti fisici, ancora non conoscevo l'amore fisico, anche se prossimo ai miei sedici anni.
Avevo fatto il libretto di navigazione e sognavo di imbarcarmi sulle navi. un amico mi presentò alla sua compagnia di navigazione .........





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