RACCONTI
CHIAVARI...12 IL GIORNO PIU' LUNGO
Quella settimana non uscii,rimasi in caserma,chiesi ad un amico Furiere se mi metteva di guardia in settimana, per avere la Domenica libera.
Il tempo non passava mai,ogni giorno sembrava un'eternità,ero fermo davanti alla cabina telefonica,con i miei gettoni pronti, ma non riuscivo a decidermi, dovevo telefonargli,Alma mi aveva detto < chiamami > ed io ero li davanti a quel telefono,avevo il suo numero impresso nella memoria,l'avevo letto tante volte, ma era l'unica possibilità che avevo per rivederla.
Finalmente deciso formai il numero, una voce femminile mi rispose, ma non era la mia Alma, era una voce giovanile, gentile,
mi disse ;
< sono la madre ha bisogno >
la voce mi si spezzo in gola, poi presi coraggio e dissi:
< sono un amico di Chiavari >
La signora sicuramente aveva parlato con la figlia disse:
< Alma lavora, ma ha detto Domenica al solito posto alle dieci >
Non stavo più nella pelle, volevo fare salti di gioia, poi mi ricomposi e tornai nella camerata,naturalmente la notte non riuscii a chiudere occhio.
La cosa che più odiavo, era quel viadotto dell'autostrada proprio sulla città, uscendo dalla caserma la prima cosa era guardare alla casa di fronte sembrava incastonata nella montagna, dove,spesso due ragazze si affacciavano alla finestra, nell'ora della libera uscita,a volte dei gruppi di militari fischiavano e gridavano all'indirizzo delle giovani, io anche se le guardavo mi vergognavo,non fischiavo ne altro,(so che la madre una volta venne a lamentarsi, con il comandante per gli schiamazzi dei militari, all'indirizzo delle figlie).
Passare sotto quel viadotto incuteva paura, pensavo come faranno le macchine a quell'altezza,era cosi alto,io soffro di vertigini,se dovessi oltrepassarlo in macchina, il panico mi avrebbe sopraffatto.
..Più avanti sulla sinistra, c'era un piccolo Bar e tabacchi, più che un bar sembrava piuttosto un chiosco, per quanto era piccolo,al banco allora, servivano due ragazze, non erano tanto belle, anzi una un po piena l'altra magra e bassa,con capelli nerissimi, nonostante questo, era sempre pieno di militari quel Bar,a volte mi fermavo per comprare delle cartoline e francobolli, che poi mandavo alla mia Mamma. poi tiravo avanti, odiavo le avance che facevano loro i militari, io ero troppo serio per quelle cose, ero di famiglia nobile ed avevo una certa educazione, ed ho sempre pensato fossero dei cretini,disposti a spendere soldi,spacciandosi per play boy.
Quella Domenica mattina,mi ero preparato per bene,avevo stirato la divisa bianca con il ferro da stiro di Giorgio Mannoni,uno dei miei pochi amici alla Scuola,uscivo spesso con lui andavamo in treno di nascosto,abitava a La Spezia, per noi era fuori Presidio,lui aveva la fidanzata, si chiamava Paola,veniva con una sua amica piccola e presuntuosa, a me non piaceva,ma passavamo lo stesso delle ore insieme,al giardinetto della contrada S.Francesco, sulle colline della città.
Arrivai nella piazza di Chiavari, quella dove c'è la statua dedicata a Cristoforo Colombo.ogni volta la guardavo con ammirazione.lui è stato un grande marinaio, con delle piccole navi aveva scoperto le Americhe.anche se il mio Marinaio preferito era sempre stato Ulisse,avevo letto e riletto le sue gesti all'infinito, conoscevo tutta la sua storia.
Arrivai sul lungomare,quella mattina il mare era calmo e quasi celeste,come il mio mare a Monopoli,seduto sulla panchina aspettavo nervoso fumando una sigaretta dopo l'altra,molta gente quella mattina affollava il lungomare,molti diretti alle spiagge, tanti turisti con macchine fotografiche, molti sbarcavano dai vaporetti, che giravano le Cinque
Terre,che nel corso della mia permanenza avevo visitato,quasi tutti i paesini Sarzana,S.Margherita Ligure,Rapallo,Sestri Levante,Portofino,S.Fruttuoso,dove un grande Gesù era posto sul fondo marino,tutti arroccati sulle scogliere del golfo del Tigullio.
Il cappello Bianco, per via del mio nervosismo,aveva cambiato forma, a furia di girarlo e rigirarlo nelle mani,d'un tratto una voce dietro di me disse:
< Polizia Militare, documenti >.
era capo Pontinelli in borghese (con il suo ghigno sulla bocca,sembrava più basso del solito) anche di Domenica mortificava i Marinai in libera uscita,diedi documenti si segno nome, matricola, e disse:
< Marinaio il cappello va tenuto in testa >
non iniziò bene quella giornata, già sapevo che l'avrei pagata cara,disordine nella divisa, almeno sette giorni di CPS,non mi importava in quel momento.
Finalmente arrivò Lei, il mio angelo,l'avevo aspettata tanto ma ora era qui vicino a me,mi alzai la presi per mano allontanandoci,il capo era ancora in giro, ci dirigemmo verso lo yacht club, amavo guardare le alte vele di quelle barche bianche,scendemmo sulla spiaggia, in un posto non molto affollato, finalmente potevo abbracciarla e baciarla,era bellissima quella mattina con la sua minigonna azzurra,aveva i capelli legati a coda, e gli occhi che non avevo notato la Domenica prima, erano di un verde miele, mi disse lei ,bellissimi come lo era lei,quando si tolse vestiti rimanendo in bichini rimasi a guardarla estasiato, era piuttosto bianca,non era ancora abbronzata.
Gli dissi :
< Fine Giugno inizio Luglio,faremo gli esami, non so ancora la destinazione >
poi continuando dissi:
< spero di rimanere a Genova o La Spezia >
.lei mi guardo fissandomi negli occhi e disse :
< io ti aspetterò, alla fine del militare, se verrai a Torino,ti aspetterò e sarò tua, nel frattempo non mi chiamare,non scrivermi, non ti risponderò >
Queste erano le condizioni, io gli risposi :
< va bene, quando finisco il militare verro a Torino da te >
Ma non l'avrei più rivista, la vita aveva in serbo per me altre strade, come Ulisse non potei mai tornare dal mio Amore.
Ora spesso la penso,ma il ricordo sfocato nel tempo,mi chiedo che fa ora? come e diventata? sarà una dolce signora come avevo immaginato nella voce della madre? chi sa....anzi non lo saprò mai ..........
CHIAVARI...12 IL GIORNO PIU' LUNGO
Quella settimana non uscii,rimasi in caserma,chiesi ad un amico Furiere se mi metteva di guardia in settimana, per avere la Domenica libera.
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| IL GIORNO PIU' BELLO A CHIAVARI |
Il tempo non passava mai,ogni giorno sembrava un'eternità,ero fermo davanti alla cabina telefonica,con i miei gettoni pronti, ma non riuscivo a decidermi, dovevo telefonargli,Alma mi aveva detto < chiamami > ed io ero li davanti a quel telefono,avevo il suo numero impresso nella memoria,l'avevo letto tante volte, ma era l'unica possibilità che avevo per rivederla.
mi disse ;
< sono la madre ha bisogno >
la voce mi si spezzo in gola, poi presi coraggio e dissi:
< sono un amico di Chiavari >
La signora sicuramente aveva parlato con la figlia disse:
< Alma lavora, ma ha detto Domenica al solito posto alle dieci >
Non stavo più nella pelle, volevo fare salti di gioia, poi mi ricomposi e tornai nella camerata,naturalmente la notte non riuscii a chiudere occhio.
La cosa che più odiavo, era quel viadotto dell'autostrada proprio sulla città, uscendo dalla caserma la prima cosa era guardare alla casa di fronte sembrava incastonata nella montagna, dove,spesso due ragazze si affacciavano alla finestra, nell'ora della libera uscita,a volte dei gruppi di militari fischiavano e gridavano all'indirizzo delle giovani, io anche se le guardavo mi vergognavo,non fischiavo ne altro,(so che la madre una volta venne a lamentarsi, con il comandante per gli schiamazzi dei militari, all'indirizzo delle figlie).
Passare sotto quel viadotto incuteva paura, pensavo come faranno le macchine a quell'altezza,era cosi alto,io soffro di vertigini,se dovessi oltrepassarlo in macchina, il panico mi avrebbe sopraffatto.
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| iIL PONTE DELL'AUTOSTRADA |
..Più avanti sulla sinistra, c'era un piccolo Bar e tabacchi, più che un bar sembrava piuttosto un chiosco, per quanto era piccolo,al banco allora, servivano due ragazze, non erano tanto belle, anzi una un po piena l'altra magra e bassa,con capelli nerissimi, nonostante questo, era sempre pieno di militari quel Bar,a volte mi fermavo per comprare delle cartoline e francobolli, che poi mandavo alla mia Mamma. poi tiravo avanti, odiavo le avance che facevano loro i militari, io ero troppo serio per quelle cose, ero di famiglia nobile ed avevo una certa educazione, ed ho sempre pensato fossero dei cretini,disposti a spendere soldi,spacciandosi per play boy.
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| CHIAVARI PANORAMA DALLA COLLINA DELLE GRAZIE 1888 |
Quella Domenica mattina,mi ero preparato per bene,avevo stirato la divisa bianca con il ferro da stiro di Giorgio Mannoni,uno dei miei pochi amici alla Scuola,uscivo spesso con lui andavamo in treno di nascosto,abitava a La Spezia, per noi era fuori Presidio,lui aveva la fidanzata, si chiamava Paola,veniva con una sua amica piccola e presuntuosa, a me non piaceva,ma passavamo lo stesso delle ore insieme,al giardinetto della contrada S.Francesco, sulle colline della città.
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| CRISTOFORO COLOMBO CHIAVARI |
Arrivai sul lungomare,quella mattina il mare era calmo e quasi celeste,come il mio mare a Monopoli,seduto sulla panchina aspettavo nervoso fumando una sigaretta dopo l'altra,molta gente quella mattina affollava il lungomare,molti diretti alle spiagge, tanti turisti con macchine fotografiche, molti sbarcavano dai vaporetti, che giravano le Cinque
Il cappello Bianco, per via del mio nervosismo,aveva cambiato forma, a furia di girarlo e rigirarlo nelle mani,d'un tratto una voce dietro di me disse:
< Polizia Militare, documenti >.
era capo Pontinelli in borghese (con il suo ghigno sulla bocca,sembrava più basso del solito) anche di Domenica mortificava i Marinai in libera uscita,diedi documenti si segno nome, matricola, e disse:
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| SCUOLA MILITARE CHIAVARI |
non iniziò bene quella giornata, già sapevo che l'avrei pagata cara,disordine nella divisa, almeno sette giorni di CPS,non mi importava in quel momento.
Finalmente arrivò Lei, il mio angelo,l'avevo aspettata tanto ma ora era qui vicino a me,mi alzai la presi per mano allontanandoci,il capo era ancora in giro, ci dirigemmo verso lo yacht club, amavo guardare le alte vele di quelle barche bianche,scendemmo sulla spiaggia, in un posto non molto affollato, finalmente potevo abbracciarla e baciarla,era bellissima quella mattina con la sua minigonna azzurra,aveva i capelli legati a coda, e gli occhi che non avevo notato la Domenica prima, erano di un verde miele, mi disse lei ,bellissimi come lo era lei,quando si tolse vestiti rimanendo in bichini rimasi a guardarla estasiato, era piuttosto bianca,non era ancora abbronzata.
Gli dissi :
< Fine Giugno inizio Luglio,faremo gli esami, non so ancora la destinazione >
poi continuando dissi:
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| STGF ....ONOFRIODELVECCHIO |
.lei mi guardo fissandomi negli occhi e disse :
Queste erano le condizioni, io gli risposi :
< va bene, quando finisco il militare verro a Torino da te >
Ma non l'avrei più rivista, la vita aveva in serbo per me altre strade, come Ulisse non potei mai tornare dal mio Amore.
Ora spesso la penso,ma il ricordo sfocato nel tempo,mi chiedo che fa ora? come e diventata? sarà una dolce signora come avevo immaginato nella voce della madre? chi sa....anzi non lo saprò mai ..........






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